Presentazione della tavola rotonda tenutasi il 12 giugno 2015 a Milano presso l'Istituto freudiano. Marco Focchi Questa sera, presentiamo il libro ”Aggiornamento sul reale”, che raccoglie gli interventi dell’ultimo congresso AMP Cosa vuol dire “aggiornamento sul reale”? È una questione molto ampia, che investe la tutta riformulazione contemporanea della psicoanalisi. Per il dibattito di questa sera l’abbiamo declinata attraverso l’idea della disparità, considerandola nella clinica, nella sessualità e nell’economia. Cosa implica la disparità? Implica innanzi tutto quel che incontriamo nella nostra esperienza in analisi, e che caratterizza in particolare la psicoanalisi contemporanea. Disparità viene in antitesi a un termine che le fa da contrappeso: l’equivalenza. La psicoanalisi classica part dalle equivalenze: l’interpretazione si fonda infatti su una serie di equivalenze simboliche. Finché ci si muove all’interno di scambi simbolici funzionano le equivalenze. Accanto alle equivalenze ci sono le combinatorie: l’inconscio funziona in base a leggi fondate su equivalenze e combinatorie, che consentono di realizzare permutazioni tra i termini e di animare una certa dialettica. Agli inizi l’insegnamento di Lacan va sotto il segno della dialettica, ci sono rovesciamenti, superamenti, articolazioni che sviluppano tutto il movimento di quel che è essenzialmente il sistema simbolico.
Anche per Freud l’inizio va sotto il segno dell’equivalenza. L’interpretazione si fonda su equivalenze di significanti o di rappresentazioni. L’esperienza clinica ci mette però di fronte a qualcosa che fa inceppare il sistema delle equivalenze, qualcosa che è dispari, che è impervio, imprevisto, inatteso. Nell’esperienza freudiana e dei primi psicoanalisti del circolo viennese che si riuniva intorno a Freud, quest’asperità si presentava come l’arenarsi del movimento dell’inconscio. L’analisi, dopo il primo momento in cui andava a gonfie vele, dopo il primo slancio, che portava all’apertura dell’inconscio, s’imbatteva in rallentamenti, in difficoltà, in quel che i primi freudiani chiamavano resistenza. C’è allora l’incontro col momento inerziale dell’esperienza analitica, dove appare qualcosa di più difficile, qualcosa che il simbolico, con le equivalenze e con la dialettica, non riesce a spostare. La disparità ha quindi per noi innanzitutto questo valore, e indica l’affiorare dell’elemento eterogeneo, radicalmente eteroclito, il granello di sabbia che blocca il sistema della combinatoria, della dialettica, e che il simbolico non riesce a riassorbire, ad annullare, a superare. Appare allora un resto rispetto alla dinamica del simbolico. Possiamo considerare due versioni dell’inconscio: c’è un inconscio delle leggi, relativo al funzionamento delle leggi. Nell’elaborazione di Lacan sono prima le leggi del riconoscimento, poi sono le leggi della catena significante, che si fonda sulle grandi coordinate della metafora e della metonimia, e che riflettono le leggi dell’interpretazione dei sogni di Freud, quando parla di spostamento e di condensazione. Sappiamo che Lacan ricodifica questi termini a partire dalla linguistica, facendo dello spostamento la metonimia e della condensazione la metafora. C’è quindi un inconscio delle leggi, dinamico, che si muove con il movimento del simbolico. C’è però anche un inconscio che incontra punti d’arresto, ostacoli, tutto ciò che appare in forma di resistenza. Nella modernità abbiamo a che fare soprattutto con questo inconscio delle resistenze, che appare con il paziente refrattario. Il paziente ideale è quello che viene e che si mette come un segugio alla ricerca della verità dell’inconscio, che cammina al passo del tempo di apertura dell’inconscio. Oggi tuttavia vediamo con maggiore frequenza che quelli che potremmo chiamare i pazienti refrattari. La tematica dei nuovi sintomi, che abbiamo particolarmente elaborato nel Campo Freudiano, è un modo di declinare l’idea del paziente refrattario, quello che parte con il piede della resistenza e non con le vele al vento della verità rivelata dall’inconscio. Disparità è quindi un termine che abbiamo scelto per indicare questo carattere peculiare nell’esperienza della psicoanalisi moderna, e vedete l’immagine che abbiamo messo nella locandina. È un’opera di Richard Hamilton, l’artista che inaugura il pop contemporaneo. Si tratta di un collage realizzato nel 1956, dal titolo Just what is it that makes today's homes so different, so appealing?, considerato come la prima opera della pop art. Vedete che rappresenta una casa moderna fatta di elementi disparati: ci sono quadri, personaggi, manifesti con idoli del cinema sullo sfondo, oggetti allora moderni come un registratore, televisori, cartelloni. L’uomo ha in mano un lecca lecca che finisce nel posto in cui la pittura classica avrebbe messo una foglia di fico, la donna indossa vezzosamente un cappellino che assomiglia a un paralume, sul tavolino del soggiorno appare una confezione di carne in scatola. È un’immagine fatta di elementi che non stanno insieme, è un modo di esprimere quel che i filosofi della post-modernità avrebbero espresso dicendo che è finita l’epoca delle grandi narrazioni unificanti, che pongono gli elementi disparati di cui è fatto il nostro mondo sotto il dominio dell’Uno. La modernità non possiede quest’Uno, non è in grado di esercitare un potere unificante, e questa immagine lo rappresenta alla perfezione. Questa situazione si riflette evidentemente nella clinica, e la prima declinazione della disparità come indice del reale si può vedere per l’appunto nella clinica, in quel che incontriamo come ostacolo. Non incontriamo l’inconscio dell’apertura, incontriamo l’inconscio della chiusura, l’inconscio dell’impedimento, quello intorno a cui bisogna girare, quello di cui tracciare il contorno, per prendere il termine di Lacan quando nel suo ultimo insegnamento parla del contorno di un buco. La seconda declinazione della disparità la troviamo nella sessualità. Che cos’è la disparità nella sessualità? Nel discorso contemporaneo si parla piuttosto di parità. All’ordine del giorno è il tema della parità. Tutte le politiche attuali, sia in Europa sia in Italia, vanno nel senso delle pari opportunità. Nella Presidenza del Consiglio dei ministri abbiamo infatti un dipartimento per le pari opportunità. Cosa sono le pari opportunità? Pari opportunità è un concetto giuridico in base al quale ogni persona, ogni cittadino deve trovarsi in condizioni di sfruttare al massimo le proprie possibilità senza essere ostacolato da differenze di sesso, di razza – o, per meglio dire, di provenienza etnica, giacché razza non è un termine scientifico – di condizione di salute, di handicap, ecc. Quello delle pari opportunità è il quadro giuridico all’interno del quale ciascuno è in grado di mettere in gioco, di sfruttare al massimo le proprie capacità, le proprie possibilità, le proprie opportunità, il che vuol dire che si costruisce un quadro ugualitario all’interno del quale possano entrare in gioco le differenze, le singolarità della dotazione individuale. Il concetto giuridico di pari opportunità presuppone quindi sullo sfondo la disparità delle qualità, delle prerogative, delle capacità messe in gioco, che entrano nella concorrenza sociale del mercato. Nella psicoanalisi naturalmente non incontriamo le pari opportunità ma la disparità sessuale, in particolare con l’elaborazione di Lacan sulla sessuazione, che apre una via in questo senso. Il partner per l’uomo infatti non è mai il simile, perché la donna si presenta come l’Altro radicale. Quali sono i partner nella psicoanalisi? Lacan è il primo a distinguere tra l’altro immaginario, il partner immaginario, il simile, e il partner simbolico, l’Altro simbolico. Abbiamo un partner che è il nostro simile, nel quale ci riconosciamo e con il quale siamo in concorrenza. L’immaginario per Lacan è forgiato infatti sull’etologia animale: ci sono immagini che stimolano determinati comportamenti. Evidentemente l’uomo non è solo in balia di questo, motivo per cui accanto e al di là del partner immaginario abbiamo un partner simbolico, che funziona in modo binario, per opposizioni, rispetto al quale c’è un sì e c’è un no, un bianco e un nero, è un partner che dice sì e che dice no. Nella relazione sessuale come funziona questo sdoppiamento tra immaginario e simbolico? Direi che non basta, e che bisogna aggiungere qualcosa, perché per l’uomo, come dicevo, la donna non è il simile, anzi, è l’assolutamente diverso, l’Altro radicale. Freud esprime bene questa eterogeneità parlando di quel che chiamerei il trauma della differenza, quando il bambino scopre, vedendo il corpo femminile, che non è uguale al proprio. Nella relazione sessuale entra in gioco la differenza, quel che è completamente diverso e non riducibile al simile, quel che non è riferibile neanche al partner simbolico. Una delle formule più conosciute di Lacan è che la donna non esiste. Questo vuol dire qualcosa di analogo a quando dice che l’Altro non esiste. Non c’è un Altro simbolico che possiamo indicare come La donna, come il concetto, l’essenza della donna. Le donne le prendiamo una per una, non nella totalità universalizzante. Occorre quindi un altro elemento, oltre al partner immaginario e al partner simbolico, ed è quel che Miller ha chiamato il partner sintomo, che accompagna sul piano reale, che fa convergere l’investimento libidico. Se quindi da una parte ci sono il piano immaginario e quello simbolico, dall’altra la radicale disparità appare invece dove l’uomo e la donna s’incontrano nel reale. Questo fa, direi, la disparità nella sessualità. Il terzo richiamo che abbiamo proposto nel titolo – la disparità nell’economia – riguarda un settore che investe egualmente la psicoanalisi, anche se riguarda una disciplina limitrofa. Nell’economia forse dovremmo parlare piuttosto di diseguaglianza, perché è il tema di cui si è molto discusso negli ultimi tempi, si è parlato della grande diseguaglianza creatasi nella distribuzione delle ricchezze. È un tema che è stato messo all’ordine del giorno dagli studiosi che hanno rifiutato la chiave di lettura neoliberista dell’economia, personaggi come Joseph Stiglitz, Paul Kruger, e in particolare Thomas Piketty che ha scritto il grande best seller dell’economia, Il capitale nel XXI secolo. È insolito che un libro di economia diventi un best seller, ma per Piketty è stato così, perché ha fatto una grande analisi, ha messo a fuoco, ha ben centrato l’idea che nella nostra epoca stiamo vivendo una disparità, nella distribuzione delle ricchezze, analoga a quella che si verificava nella terza repubblica francese, cioè ai tempi dei romanzi di Balzac. Noi non abbiamo un romanziere che abbia descritto in modo analogo questo tipo di configurazione sociale. Come scrittori ottocenteschi possiamo pensare a De Roberto, Capuana, Verga, i romanzieri del Sud, che comunque appartengono a una generazione successiva a quella di Balzac. I nostri romanzieri meridionali descrivono il momento di passaggio dalla società aristocratica alla società borghese, o narrano con nostalgia il fallimento degli ideali risorgimentali. L’idea di Piketty è comunque di inquadrare la società di fine Ottocento, dove prevaleva la ricchezza della rendita rispetto alla ricchezza del lavoro. Nel Novecento c’è stato poi un momento, quello che abitualmente si chiama il Trentennio d’oro, che va dalla ricostruzione post bellica alla crisi del petrolio del ‘74, in cui le cose sono cambiate, in cui c’è stato un riequilibramento tra la ricchezza ed il lavoro, in cui si è andati nel senso di una maggiore uguaglianza, dopodiché di nuovo la forbice ha ricominciato a divaricarsi. L’analisi di Piketty mette in luce che questo non deriva da fatti inevitabili, ma da precise scelte politiche. Si dice che viviamo nell’era delle post-ideologie, in realtà c’è un’ideologia che vuol far credere che queste differenze di ricchezza dipendano dall’istruzione o da condizioni sociali inevitabili. In realtà, dati alla mano, grazie a una grande ricerca di dati con un lavoro di quindici anni sul campo, Piketty mostra come la diseguaglianza dipenda dall’orientamento della politica. Si è presa una direzione che va sempre più verso la disparità, che crea forti differenze di reddito. Sono politiche nate a partire dal momento in cui al governo dei paesi occidentali sono andati neoliberisti come Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Da qui la discrepanza, la differenza di ricchezza ha continuato a crescere fino ad arrivare alla situazione attuale di crisi, che ha messo un po’ a nudo i limiti di questo tipo di politica. Quindi qui disparità è forse un termine che ci porta verso la necessità di ritrovare un certo equilibrio nell’eguaglianza, ma questo è un tema su cui noi psicoanalisti passiamo la mano ad altri esperti che ci accompagneranno nel discorso di questa sera.
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