Gentile Dottore,
ho 34 anni e sono intenzionata ad intraprendere finalmente un percorso di psicoterapia. Dico finalmente perché da poco dopo i 20 anni la mia vita non è serena, nulla di grave ma spesso avverto un vuoto che a tratti appare incolmabile e cado in una sorta di disperazione. Ci sono alti e bassi e nonostante alcune volte ciò abbia pregiudicato l'organizzazione della mia vita, ho sempre rimandato il tentativo di occuparmene seriamente. Qualche settimana fa mi sono messa al computer e ho incominciato a cercare informazioni su vari terapeuti che avrei potuto contattare, siccome non ne conosco direttamente e non ho voluto chiedere a qualche mia amica (si.. forse avrei dovuto chiedere). Mi sono trovata di fronte una miriade di siti e di annunci e sinceramente non so su cosa fare affidamento per la mia scelta. Non conosco i tipi diversi di terapia e non so quale possa fare al caso mio. Vedo che si parla molto di terapie comportamentali che possono risolvere i problemi anche in tempi brevi, così come trovo siti di professionisti che invece dicono che ogni lavoro implica dei tempi più lunghi e un'analisi più approfondita (sono la minoranza però). Devo dire che la maggior parte delle volte guardo la foto del professionista e cerco di capire se mi ispira fiducia, anche se non credo sia questo il modo giusto di scegliere. C'è un modo di capire se per il mio problema è meglio rivolgersi a terapie brevi oppure a terapie che comportano tempi più lunghi? Sarà il terapeuta a capire cosa va meglio per me oppure sarà la mia scelta a comportare il tipo di terapia che affronterò? Grazie mille per la disponibilità, un cordiale saluto F.N. >Gentile signora, la sua domanda va a toccare un nodo estremamente peculiare della psicoanalisi, e anche della psicoterapia. La scelta di uno psicoterapeuta o di uno psicoanalista non è infatti analoga a quella di un buon medico, o di un buon avvocato, la valutazione dei quali può in fondo basarsi su risultati almeno relativamente oggettivatili, come un disturbo guarito e una causa vinta. Nella psicoanalisi, e nella varie forme di psicoterapia che ne derivano, gli obiettivi e i criteri con cui valutare i risultati sono molto diversi tra loro, e soprattutto sono correlati al senso di soddisfazione che il paziente trae dall'esperienza, che non è riconducibile a termini statistici. Il consiglio di un'amica che si è trovata bene con un determinato psicoterapeuta può non essere interessante per lei perché le sue aspettative e i suoi obiettivi e la sua sensibilità sono completamente diversi, senza che questo tolga nulla al valore di quello psicoterapeuta. Il “bravo” psicoterapeuta o psicoanalista è quello con cui si riesce a stabilire una buona relazione di transfert che permette di entrare nei labirinti della propria più intima disposizione, nell’architettura profonda del proprio essere. Il transfert è però, per l’appunto, una relazione, e non è dunque qualcosa che sia valutabile con criteri oggettivabili. Il suggerimento che le darei è di considerare psicoanalisti che abbiano avuto una formazione in una delle migliori scuole, quelle consolidate da una sicura tradizione e da una significativa esperienza clinica. Le scuole riconosciute in Italia sono elencate nel sito del MIUR. Si tratta delle scuole istituzionali, che hanno superato il vaglio di severi criteri di convalida. Ma questo è ancora solo un primo passo, per quello può essere utile poi guardare il curriculum personale dell’analista prescelto. Il momento chiave è però quello dell’incontro: è lì che si può capire se nasce quella corrente di fiducia che permette l’instaurazione del transfert e con esso la possibilità del lavoro terapeutico. Quando acquista una casa quel che guarda è se i muri sono solidi, il tetto ben costruito, gli spazi opportunamente distribuiti, le imposte ben ristrutturate. Quando sceglie uno psicoanalista la domanda che è interessante farsi è: sento di poter affidare i miei più intimi segreti, la parte più delicata e più vulnerabile del mie essere a questa persona? Un cordiale saluto Dott. Marco Focchi
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Maggio 2021
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