Domanda
Egr. Dott. Marco Focchi, la mia più che una domanda, è la necessità di un consiglio. Sono un papà disperato, mia figlia è entrata nel mondo della tossicodipendenza circa sei anni fa, da allora ci sono stati molti alti e bassi con entrate e uscite dalle comunità che gli psicologi del S.E.R.T. gli proponevano, per me molte di queste comunità non sono state del tutto professionali nell'affrontare questo grave e delicato problema.la comunità che gli era sta consigliata, nel primo ricovero che ha fatto in clinica a Modena (Villa Rosa) è stata la comunità di San Patrignano, che per il mio profano parere è quella giusta per mia figlia, ma purtroppo quando lei capì che ci volevano quattro anni di comunità per risolvere il suo problema la scartò a priori. Nel frattempo il Sert gli consigliò una comunità di Como, dove passò solo dieci giorni prima di andarsene.Da allora sono passati cinque mesi e lei , come se nulla fosse ha ricominciato a fare la vita che faceva prima, si sveglia a mezzogiorno va al S.E.R.T. a prendere il metadone, torna a casa pranza e dopo aver dormito qualche ora esce e va col suo compagno di merende a farsi di cocaina e eroina, torna verso le due o tre di notte, ed e pronta per il giorno dopo, noi cerchiamo di parlargli ma non abbiamo risposta, ora io e mia moglie ci sentiamo in un vicolo cieco, non sappiamo propio cosa fare, lei non parla più di comunità e sta disertando i colloqui con gli psicologi del S.E.R.T. Io volevo solo sapere come mi devo comportare in una situazione del genere, in attesa di una sua risposta le invio i miei più cordiali saluti P.S.dimenticavo mia figlia ha 22 anni. Risposta Gentile signore, lei mi descrive una situazione piuttosto complicata, perché sua figlia apparentemente non desidera farsi curare, non vuoi instaurare un dialogo con lei e con sua moglie, e non intende entrare in una comunità. Inoltre ha ventidue anni, è cioè maggiorenne, quindi responsabile di sé e non può essere costretta a curarsi contro la sua volontà. La cosa che si può fare, in questo casi, è cercare di instaurare un dialogo, senza troppo fare pressione per non provocare un rifiuto, essendo presenti con discrezione senza arrendersi, e dare la propria disponibilità, anche se non incondizionata. Per esempio come si mantiene sua figlia? Ha un lavoro o è lei a passarle del denaro? Come acquista la cocaina che, per quanto sia scesa di prezzo, ha comunque un costo? Questi sono dettagli non secondari, perché se è lei a fornirle denaro, ha anche delle redini per governare, almeno in parte, la situazione. Se invece non è lei a passarle denaro, la prima cosa sarebbe sapere come se lo procura, nel caso non lavori, e se torna tutte le sere alle due o alle tre di notte, mi sembra difficile siano orari compatibili con un lavoro regolare. Per il momento questi sarebbero i primi passi e poi, vedendo come reagisce, si potrebbero fare altre cose, ma occorre fare un passo alla volta, con pazienza e gradualità. Un cordiale saluto Dr. Marco Focchi
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Maggio 2021
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