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Il fine di un'analisi

26/2/2015

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La mia domanda è duplice e non. Qual è il fine di una analisi? E quando si ha la fine di un analisi? Sto affrontando una analisi da tre anni..forse più o forse meno….E in questo attraversamento, a volte mi sembra di essere arrivata. Altre volte la meta appare irraggiungibile.
Forse questo contraddittorio sentire nasce dal fatto che non so dove si debba arrivare.
Se non si conosce il fine, come si può vedere la fine?
La stanchezza e senso di costrizione che talvolta mi prendono per via della metodicità delle sedute, sempre gli stessi giorni sempre alla stessa ora, il dover parlare sempre Io, il cercare qualcosa di cui non si sa niente, anche il destreggiarsi nel fare economia per sostenere le sedute, sono resistenze all’analisi, o diventano un nuovo sintomo – una sorta di idiosincrasia per il divano freudiano?
Forse l’esperienza psicanalitica è “semplicemente” un viaggio che talvolta è rassicurante, emozionante, rivelatore, dinamico, progressivo, talvolta faticoso, noioso, frustante, statico, regressivo?
Ho provato a parlare al mio analista….ma da buon analista non mi da risposte (per me soddisfacenti).

Saluti.

Risposta

Cara Elisa, l’analisi è una delle esperienze meno standardizzate, meno protocollari, meno generalizzabili che ci possano essere. È chiaro che proprio per questo contrasta con l’ideologia di fondo della nostra contemporaneità, che si fonda sull’immediatezza della risposta, sul principio di prestazione, sulla prontezza della soluzione. Ma le soluzioni pronte sono tali solo se sono uguali per tutti. Altrimenti sono da costruire, e mettono al lavoro la creatività  e la soggettività.
Se domandi dunque qual è il fine di un’analisi, bisogna rovesciare il verso della domanda e chiedere: quale fine ti prefiggi con la tua analisi? Cosa vuoi raggiungere? Che tipo di esperienza vuoi fare? La fine è poi commisurata al fine. Se vuoi semplicemente un lenimento dei sintomi è probabile che tu possa raggiungerlo abbastanza rapidamente. Se vuoi invece lasciar uscire e lavorare gli interrogativi che i sintomi nascondono, allora dipende dal tuo passo, da come e in che tempi sei in grado di affrontare i problemi.
E comunque l’esperienza psicoanalitica non è “semplicemente” un viaggio, perché se condotta sfruttando in pieno le sue possibilità, tocca un fondo reale della vita al quale non si ha accesso in nessun altro modo, e che ti porta di fronte a scelte radicali. In questo senso l’esperienza psicoanalitica è fondamentalmente un’esperienza etica.

Dr. Marco Focchi

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