Salve dottore, le scrivo perché sono una mamma preoccupata riguardo a tutte le notizie di baby gang e criminalità dilagante fra i giovani. Abitiamo in un paese vicino a Napoli e nostro figlio di 13 anni frequenta dei compagni di classe che a noi non sono mai piaciuti tantissimo, però è anche vero che non è mai successo nulla di particolare e che probabilmente la maggioranza dei ragazzini di oggi sono un po' così "sfacciati", un po' arroganti, anche se noi abbiamo sempre cercato di educare nostro figlio diversamente. La nostra preoccupazione riguarda il fatto che non sappiamo cosa fanno quando vanno in giro per ore e ore, e non vogliamo trovarci nella situazione di dover scoprire in ritardo che vanno in giro a fare stupidaggini o anche peggio. Quando alla tv vedo le notizie delle bande di ragazzini mi immagino che il suo gruppetto di amici potrebbe esserlo tranquillamente. Abbiamo provato a fargli delle domande, ma lui ci dice di lasciarlo stare, che siamo malati e che ci facciamo le paranoie. Parole sue. C'è un muro di incomunicabilità, però a onor del vero ricordo di quando anche io ero una ragazzina e vivevo con disturbo le domande insistenti dei miei genitori.
Siamo semplicemente preoccupati e ci chiediamo in che modo si possa affrontare questo tema con nostro figlio, quali precauzioni si possono prendere e quanto le baby gang siano un problema reale o solo un'ultima moda a livello di notizia dei telegiornali. La ringraziamo moltissimo per la sua eventuale risposta, cordiali saluti R.V. >Gentile signora, le baby gang non sono un fenomeno nuovo, e non sono solo un problema di Napoli. Non credo però che i telegiornali stiano semplicemente montando le notizie. Ci segnalano piuttosto un problema di cui dobbiamo tener conto. Sulle compagnie di suo figlio le consiglio una certa cautela e le suggerirei di studiare il modo in cui esprime la sua disapprovazione per quel tipo di frequentazioni. Sappiamo che a quell’età per i ragazzi il gruppo orizzontale, il gruppo dei pari, diventa molto importante, e si costituisce anche come fonte di autorità alternativa e spesso concorrente con quella dei genitori. Non le dico di tacitare il suo disappunto, ma di trasmetterlo nei modi adeguati, che non cristallizzino una contrapposizione nella quale potrebbe trovarsi dalla parte perdente e che potrebbe spingere ancor più il ragazzino nella direzione che lei non desidera. Suo figlio traversa un’età in cui bisogna saper trovare gli equilibri giusti nella comunicazione: essere presenti senza essere intrusivi, orientare senza costringere, parlare ma soprattutto ascoltare, e cercare di capire al di là delle parole, non nel senso di un’indagine, ma nel senso di capire ciò di cui forse il ragazzino stesso non si rende conto e che proprio per questo esprime in forma di ribellismo. Per ottenere in modo effettivo qualcosa da un ragazzino di quell’età occorre passare per il suo consenso, e quindi attraverso un dialogo che non sia un assedio verbale. Mi rendo conto di averle descritto un compito difficile, ma consideri che per creare un ragazzino da baby gang non bastano le cattive compagnie, ci deve essere anche qualche irrisolto nel rapporto con gli adulti che contano, e se lei mantiene un buon rapporto e un contatto con lui questo costituisce forse la migliore protezione. Un saluto dott. Marco Focchi
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Ottobre 2024
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