Buongiorno dott. Focchi, le scrivo perché mio figlio ha dato un pugno ad un suo compagno di classe. Premetto che mio figlio non ha mai dato segni di violenza e mi stupisce molto il suo comportamento. Lui mi ha raccontato che era da tempo che i compagnetti di classe lo bullizzavano, nulla di eclatante se l’evento viene preso singolarmente, ma se li accumuli, quei piccoli gesti diventano insopportabili. Mio figlio ha sbagliato, certamente, ma adesso le maestre hanno convocato solamente me, facendomi tutta la ramanzina, e purtroppo nessuno ha valutato l’accumulo di tensione che ha dovuto subire mio figlio. Ho provato a chiedere alle maestre di convocare i genitori dei bulli, in particolare di quello che si è preso il pugno in pancia e del suo amichetto, per capire come mai esiste questa situazione di bullismo in classe, e mi è stato detto molto sbrigativamente che lo faranno, ma ad ora, dopo due settimane, non è successo nulla. Inoltre ora questi due non danno più particolarmente fastidio a mio figlio, quindi come faccio io ad insegnargli che la violenza non è la via per risolvere i conflitti quando, se parliamo sinceramente, un po’ li ha risolti e chi invece aveva il dovere di tutelare mio figlio non ha fatto praticamente nulla?
Grazie per l’ascolto. M. >Gentile M., nella storia che mi racconta è difficile individuare un carnefice e una vittima. I compagni di suo figlio si mostravano prepotenti con lui e lui, a quanto mi dice, non si è fatto mettere sotto i piedi. Si tratta quindi di uno di quei confronti tra ragazzini che vanno regolati tenendo conto di entrambe le parti. Non si tratta quindi di tutelare una parte piuttosto che un’altra, (giacché suo figlio si è tutelato da sé) né di punirne una per proteggere l’altra, perché entrambe le parti hanno, per così dire, passato il segno. Indipendentemente da quel che faranno gli insegnati quindi, mi sembra importante sia lei a parlare con suo figlio e a prendere una posizione sulla violenza. È certamente possibile che gli insegnanti abbiano sottovalutato la situazione, e può essere fatto presente, ma non credo che questo debba essere un ostacolo al suo intervento educativo. Può benissimo spiegare a suo figlio che in una situazione del genere lui, prima di agire con la violenza, avrebbe potuto parlare con lei, e lei avrebbe potuto parlare con gli insegnanti. Sicuramente, in questo caso, gli insegnanti non avrebbero sottovalutato la situazione e tutto avrebbe preso un corso differente. Le dico questo perché è importante che ciascuna delle grandi istanze educative in cui ogni ragazzino si trova si assuma le proprie responsabilità in prima persona, tentando di far convergere lo sforzo, e non lanciandosi in uno scambio di accuse. Ci guadagna la credibilità di ogni istituzione, e la possibilità di controllo e di prevenzione delle eventuali situazioni di violenza come quelle che mi ha descritto. Un cordiale saluto Marco Focchi
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AutoreMarco Focchi riceve in Archivi
Febbraio 2025
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