Buongiorno, ho visto il video in cui parla delle procedure per identificare i disturbi dei bambini, dove dice che quando un bambino viene identificato ritardato incomincerà a fare il ritardato. Ho trovato la cosa interessante ma sono anche preoccupata. Quindi lei cosa suggerisce? Che non vengano fatte diagnosi? E allora un bambino con dei reali problemi come può accedere agli aiuti scolastici di cui ha bisogno? Grazie mille per il suo tempo,
un cordiale saluto, B.P. >Gentile signora, il problema della diagnosi psicologica è molto diverso da quello della diagnosi medica. La diagnosi medica, quando viene comunicata al paziente, può avere un effetto disangosciante: da un nome a un problema altrimenti oscuro, promette una possibilità di trattamento e quindi di risoluzione. La diagnosi psicologica è tutt’altra cosa: può servire al terapeuta per orientarsi nella struttura psichica del soggetto – e sostanziale è capire se ci si trova di fronte a una psicosi o a una nevrosi – ma comunicata alla paziente non aggiunge nulla, e ha solo un valore etichettante. Finché si etichettano le cose non è un problema: i barattoli portano le loro etichette senza esserne influenzati. Le persone però non sono barattoli, e interagiscono con quel che si comunica loro. L’importante, nei problemi psicologici, non è inserire la persona in una categoria diagnostica, ma dare ascolto al suo disagio, accoglierlo e capire come affrontarlo. La diagnosi, per esempio nel DSM (il manuale diagnostico psichiatrico) ha sempre un valore oggettivante, e questo è anche il motivo per cui sull’ultima edizione del DSM si sono scatenate tante polemiche. Dott. Marco Focchi
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Ottobre 2024
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