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All'improvviso si chiude in se stesso

30/8/2019

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Buon giorno
ho un problema con mio figlio di 12 anni che è stato promosso in seconda media ma con due carenze :matematica e scienze.
In realtà i problemi sono iniziati nel mese di aprile quando mio figlio che è stato sempre, un ragazzo molto estroverso,  giocherellone, all'improvviso si chiude in se stesso smette di frequentare palestra, amici e si rifiuta spesso di andare a scuola lamentando mal di pancia, mal di testa ecc... Di conseguenza anche il profitto comincia a calare specialmente con il prof.di matematica..Nel frattempo mio figlio incomincia ad avere atteggiamenti ripetitivi e conoscendo un po' la patologia  ho notato che ha un problema ossessivo compulsivo..
Cerco di parlargli e convincerlo a parlarne con un dottore poiché lo vedo sempre più impegnato nei suoi riti, ma niente non ne vuole sapere. Riesce solo a dirmi che a scuola tutti lo prendono in giro, ridono di lui, quasi sente che da fastidio la sua presenza..Ne parlo con la preside e il professore di matematica ma loro minimizzando la cosa dicendo che magari è l'età,forse esagera, cmq chiedo loro di avere un occhio di riguardo considerando tutta la situazione ed essendo consapevole che proprio gli ultimi mesi non si stava impegnando. Di fatto non viene bocciato  ma promosso con due carenze matematica e scienze  per cui dovrebbe sostenere un esame a settembre..Purtroppo in questi mesi il suo comportamento patologico è peggiorato e non è riuscito a studiare. Lo convinto ad andare dal dottore anche perché mi ha raccontato di alcuni episodi avvenuti in classe che lo hanno turbato e riguardano proprio il suddetto professore... La USL però ci ha appuntamento a novembre anche se ho cercato di spiegare che era urgente,ma non è stato possibile..Mio figlio mi ha raccontato che in un'occasione il professore gli avrebbe detto 'finalmente hai fatto bene il compito meriti un abbraccio, no, no, meglio di no mi fai un poco schifo'.Un'altra volta,siccome mio figlio aveva cominciato a trascurarsi anche fisicamente e aveva un po' i capelli in disordine disse 'in questa classe tutti si stanno facendo carini tranne uno e tutti a guardare verso il ragazzo' ... E ancora dopo un po' di assenze al suo rientro una ragazzina esclamò :O no professore proprio oggi doveva venire.... e il professore non disse nulla.
Questa è purtroppo la situazione. Per adesso non so come comportarmi. Mio figlio non è in grado di fare l'esame a settembre e sicuramente cambieremo anche scuola, ma non vorrei che venisse bocciato altrimenti la situazione secondo me andrebbe peggio. Tra l'altro credo che non possano farlo dato che lo scrutinio dice promosso con due carenze..Per quanto riguarda il comportamento del professore se è stato una delle cause dei problemi del ragazzo sicuramente prenderemo via legale.
Gentile dottore lei cosa pensa di tutto ciò ? Quale deve essere il mio comportamento nei confronti di mio figlio e della scuola ? La ringrazio infinitamente per la sua risposta. Buona serata 



>Gentile Ary,

Lei mi pone due domande. La prima: quale deve essere il suo comportamento nei confronti di suo figlio. La seconda: quale deve essere il suo comportamento nei confronti della scuola. Andiamo quindi con ordine. Come lei dice, avendo nozioni di psicopatologia ha riconosciuto in suo figlio un comportamento ossessivo compulsivo. Ha avuto cioè, nei confronti di suo figlio, uno sguardo diagnostico. Ora: una diagnosi è l’indicazione di un problema, quindi, al di là dell’etichetta individuata, pensa di aver riconosciuto il problema che suo figlio pone, e si pone, con i sintomi che ha manifestato? Perché questa è la cosa veramente importante. I sintomi esprimono questioni che chi ne è portatore non riesce a formulare neppure a se stesso, e quindi tanto meno ad affrontare. Le direi quindi che, se vuole aiutare suo figlio, la via è capire di che interrogativo, difficoltà, ostacolo, problema sono espressione i sintomi che lei ha riconosciuto. Naturalmente lei è il padre, e quindi la stretta relazione affettiva può farle velo rispetto alla lucidità necessaria a penetrare una situazione nella quale evidentemente anche lei è emotivamente coinvolto. La via migliore è quindi quella di cercare un aiuto esperto, cosa che lei ha fatto. Purtroppo i tempi dell’assistenza pubblica sono quelli che sono, per il gran numero di richieste che gli operatori del settore pubblico debbono affrontare. L’alternativa è rivolgersi a un privato, e può davvero valerne la pena.

Per la seconda domanda, come comportarsi con la scuola, lei dice che se l’atteggiamento del professore è stato una delle cause dei problemi di suo figlio, intende prendere vie legali. Non posso naturalmente valutare, da quel che mi dice, la parte che il professore ha avuto nella situazione descritta. Certo se i problemi si configurano come lei spiega, in termini di disturbo ossessivo compulsivo, le cause non sono né semplici né lineari, e il professore potrebbe essere al più solo un’occasione scatenante, ma non certo la causa della situazione. Le suggerirei dunque di soppesare con molta attenzione le sue mosse. Andare per vie legali non è un modo per dare sollievo a suo figlio ma un modo di ottenere giustizia, se lei ritiene che torto ci sia stato. Consideri quindi le priorità che vuole darsi. Se l’obiettivo è aiutare suo figlio si tratta innanzi tutto di creare intorno a lui un ambiente favorevole, e questo si può fare solo con il dialogo, cercando di capire cosa mette suo figlio nella situazione di capro espiatorio nella classe, e sollecitando l’alleanza dei professori perché possano avere nei suoi confronti un atteggiamento di comprensione e difensivo. Quanto meno si entra in conflitti, quanto più si cerca un confronto collaborativo con le persone, tanto più si accrescono le possibilità di dare una svolta in senso migliore alla situazione.

Direi quindi che la situazione che mi descrive è senz’altro complessa e va affrontata con pazienza e a piccoli passi, senza lasciarsi prendere dall’illusione di una soluzione rapida. Quindi si armi di pazienza, parli prima con suo figlio, cerchi di penetrarne i pensieri, poi crei intorno a lui una rete di alleanze che fungano da protezione e aiutino suo figlio a crescere e a maturare una valutazione positiva di sé. Questa permette anche di ridimensionare gli scherzi o i segni di rifiuto dei compagni che, altrimenti, possono assumere le proporzioni drammatiche che lei mi esprime nella sua lettera.

Cordialità.

Marco Focchi
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