DOVUNQUE ALTROVE I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico Amelia Barbui e Marco Focchi Capitolo quinto IL COGITO PSICOANALITICO: ESISTE UNA MANCANZA La differenza tra inconscio ed Es messa in luce applicando la teoria degli insiemi al cogito cartesiano trova, come abbiamo detto, un punto di articolazione nel transfert. Tale correlazione è evidenziata da Lacan nel seminario sulla logica del fantasma, attraverso uno schema quadripartito costruito in base alla struttura del gruppo di Klein, di cui daremo qualche elemento. Il gruppo di Klein
Nella teoria dei gruppi, quello di Klein ha la particolarità di essere un gruppo finito, prevede cioè un numero determinato di operazioni, è di ordine quattro, ovvero comprende quattro elementi, è commutativo o abeliano e non ciclico, il che vuol dire che i suoi elementi sono permutabili. In matematica si definisce gruppo, indicato dalla lettera G, un insieme o un sistema di operazioni tali che l’applicazione successiva di due di esse dà sempre come risultato un’operazione appartenente all’insieme stesso. Il concetto di operazione, nel senso più ampio del termine, sta dunque a fondamento della definizione generale di gruppo, sia che si tratti di operazioni di tipo geometrico, come le traslazioni, sia che si tratti di sostituzioni permutanti un certo numero di oggetti. A noi interesserà questo secondo caso, in quanto la legge di composizione del gruppo quadrinomio di Klein, abitualmente indicato V, consiste nella sostituzione di una funzione con un’altra. In particolare il gruppo V – a differenza dell’altro gruppo abeliano di ordine quattro che è ciclico – viene generato da due operazioni. L’insieme degli enti a cui le operazioni sono applicabili costituisce il campo di applicabilità. Una condizione perché si possa parlare di gruppo è che in ogni caso in cui le operazioni modificano tale campo, le trasformazioni devono ricadere sempre al suo interno. In altri termini, ogni operazione applicata a un elemento del campo deve dare come risultato ancora un elemento del campo stesso.
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di Marco Focchi Italo Calvino è uno di quegli scrittori la cui vena narrativa presenta una certa densità teorica. Per entrarvi occorre quindi traversare di sorvolo alcune scansioni fondamentali. Dividiamo la storia del pensiero in grossi spicchi, come un’arancia gustosa. Il primo spicchio è il pensiero mitico. Si tratta, sappiamo, di una costruzione simbolica che non ha nulla da invidiare ai nostri discorsi, diciamo così, civilizzati. Il pensiero mitico organizza una società, e risponde alle domande più pregnanti, soprattutto a quella delle origini: da dove veniamo? Con tutte le varianti presenti nelle diverse civiltà, nei diversi popoli, nelle diverse tribù, la risposta è allestita in forma di una scena primaria cosmica, la copulazione di una coppia primordiale da cui discende tutto: uomini, animali, alberi, stelle, pietre, pianeti. Urano si unisce a Gea e ne vengono fuori i Titani, le Titanidi, gli dei dell’Olimpo, gli eroi omerici e tutto quanto. Poi il mito predispone un ordine e una guida per le pratiche di vita. Spiega Kerényi che dietro ogni ruolo c’è il fondamento di un archè. Dietro il guerriero c’è Achille. Attenzione però, non è un modello, per questo bisognerà aspettare Platone, è piuttosto la base della formazione: Achille lancia il giavellotto, lo guardi, e sai come si lancia un giavellotto. Lo stesso vale per ogni professione: dietro ogni medico c’è Asclepio, dietro ogni ladro – e dietro ogni mercante, ma la differenza può essere sottile – c’è Mercurio, e così via. Marco Focchi Il segno del rigetto Nella lettera del 1974 agli italiani Lacan pone l’accento su ciò che costituisce la condizione perché ci sia analista: funziona come analista – scrive – solo colui a cui viene il desiderio di esserlo. Per il fatto stesso però che gli viene questo desiderio si trova a essere rigetto dell’umanità. Sappiamo, per un verso, che il rigetto è per Lacan una connotazione dell’oggetto, quindi è il marchio di questo che occorre fare sentire nell’esperienza della passe. Ci sono le diverse traversie,– le “avventure” dice Lacan – che il candidato ha avuto e che hanno lasciato in lui un segno. Questo segno deve essere riconoscibile, e l’esperienza di passe deve poterlo individuare, ma l’importante è vedere che questo segno non è un significante. Dovremmo, credo, far intervenire qui la differenza tra significante e lettera. Quest’ultima non entra nel tipo di funzionamento in cui un significante si articola con un altro significante, in cui S1 rimanda a S2 producendo un effetto di senso. Il segno da individuare qui ha piuttosto il carattere della lettera, della marca che contrassegna l’oggetto, della scrittura sul corpo che si imprime nelle esperienze fondamentali della vita. Si delinea così quel tratto incancellabile che appare semplicemente come segno di godimento. Discorso tenuto a Macerata il 9 novembre 2024 in occasione dell’incontro “Per un amore tenace e ingegnoso” in ricordo di Orfeo Verdicchio. Marco Focchi L’incontro con Orfeo per me si accompagna ad alcune tappe fondamentali nella storia della psicoanalisi in Italia, le ha segnate e scandite, e la sua figura si staglia sullo sfondo di quei momenti che un po’ restano nella memoria e un po’ appartengono al mito e che, in un certo senso, nella nostra amicizia sono stati per Orfeo e per me un mito comune, un mito condiviso. |
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Novembre 2024
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