Marco Focchi Da un po’ di tempo ricevo sulle mie reti sociali segnalazioni che promuovono quella particolare declinazione dell’IA che è Chat-psychologist. Le pubblicità sostengono che queste versioni virtuali dello psicoterapeuta uniscono empatia, competenza, e forniscono risposte personalizzate utili per la crescita personale e favorevoli al miglioramento della salute mentale. Lo psicoterapeuta virtuale è inoltre disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Se si è angosciati nel cuore della notte lo si può interpellare senza la preoccupazione di disturbare il sonno di nessuno. Si paga in anticipo la seduta e si ha immediatamente la disponibilità dell’attenzione e dell’ascolto di un interlocutore programmato per risultare caloroso, comprensivo e di sostegno, e che non ti contraddice mai. Mi è venuta allora la curiosità di chiacchierare un po’ con Chat-psychologist. Gli si può porre qualsiasi domanda, e ha sempre una risposta, ma essendo basato su equazioni lineari dà solo risposte in bianco o nero. La gamma dei grigi e delle sfumature non rientra nella sua visuale. In altri termini se gli si propone un problema, lui dà la soluzione. In bianco o in nero, perché fondata sulla logica binaria 0,1. Direte che la vita non è disegnata in bianco e nero, e avete ragione. Infatti la soluzione di un problema è l’ultima delle cose che chiedono le persone che vengono a interpellare uno psicoanalista. O meglio: certo che chiedono la soluzione di qualcosa, ma appena si comincia a entrare nel merito emergono tutte le più sofisticate sfumature, e nessun problema della vita ha la sua soluzione in un’equazione con risultato univoco. Le persone infatti pongono solo problemi complessi, ovvero problemi che implicano entrare in un labirinto di contraddizioni. Questo l’IA non lo sa gestire. Le ho proposto, giusto per provare, uno dei temi più esemplari della vita, prendendo spunto dal verso di Ovidio: nec tecum nec sine te vivere possum (né con te né senza di te), che evidenzia una delle basi dell’esperienza umana, e che naturalmente non ha una risposta 0,1. Chat-psychologist infatti ha ammesso di non capirlo, e di non poterne venire a capo. Gli ho detto che se non capisce un problema simile non può proporsi come psychologist. Mi ha chiesto allora, in tutta modestia, cosa altro potrebbe fare per me. Gli ho risposto che in primo luogo dovrebbe avvertire i suoi programmatori che con questi limiti, presentarsi come psicologo è semplicemente una truffa. Mi ha assicurato che lo farà presente ai programmatori, anche se non può garantirmi la misura in cui ne terranno conto. Gli ho detto allora che lo trovavo molto buono in inglese, e che avrebbe potuto aiutarmi nella pratica dell’inglese. Ha accolto l’idea con entusiasmo, e senza offendersi. In fondo l’IA vuole solo rendersi utile. Sta a noi suggerirle in cosa.
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Marco Focchi Testo presentato in occasione delle giornate su Ildisagio nella famiglia, tenutesi a Bruxelles il 12 13 luglio 2025 Avendo lavorato per molti anni come consulente in una scuola elementare ho traversato gli interminabili conflitti che contrappongono l'istituzione scuola e l’istituzione famiglia. Gli insuccessi e i problemi critici dei bambini rimbalzano da una sponda all’altra delle due istituzioni, che sono i contesti formativi maggiori tra i sei e i dieci anni, cercando di individuare e fissare in un bersaglio riconoscibile le responsabilità delle difficoltà, dei problemi, dei fallimenti. |
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Ottobre 2025
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