![]() DOVUNQUE ALTROVE I topoi freudiani e il problema del soggetto nel pensiero psicanalitico Amelia Barbui e Marco Focchi PARTE SECONDA LA DUPLICITà SEMANTICA DEL SINTOMO Capitolo ottavo La trasformazione del pensiero di Freud negli anni Venti ha posto nuovi problemi di carattere epistemologico a cui le scuole psicanalitiche hanno dato soluzioni differenti. Ciò ha avuto riflessi sul piano istituzionale, ma ha rivelato la sua importanza soprattutto nei diversi orientamenti clinici che ne sono derivati. Unità della psicanalisi nella diversità delle scuole La clinica psicanalitica ha un’unità di fondo, al di là degli indirizzi e degli obiettivi in cui si specifica che le proviene dall’impostazione freudiana. Non è infatti erede della tradizione psichiatrica, e si confronta con essa quando i propri fondamenti strutturali sono già costituiti: nella continuità terminologica i concetti poggiano su basi epistemiche diverse. Quanto alla psicologia, essa non ha mai avuto un indirizzo clinico prima della nascita della psicanalisi, e solo una serie di successive ibridazioni ha dato luogo al gran numero di psicoterapie oggi esistenti. Il pollone junghiano e quello adleriano, staccatisi dal ceppo freudiano, seguono una evoluzione propria che non rivendica l’appartenenza alla psicanalisi. All’interno della tradizione freudiana le tre aree principali si rifanno a Harmann, a Klein e a Lacan, e producono orientamenti clinici diversificati nei presupposti e negli obiettivi. Le conseguenze si sentono però anche sul piano della formazione: la corrente ortodossa, che risale a Hartmann, e la scuola kleiniana, sono rimaste unite istituzionalmente a prezzo di costosi compromessi. A Londra, per esempio, il curriculum didattico è diviso in due iter diversi tra i quali il candidato deve scegliere all’inizio.
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Febbraio 2025
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