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Di cosa si parla

L'artista precede lo psicoanalista

3/7/2025

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FotoMy bed, Tracey Emin, 1998
Ripresa degli argomenti sviluppati in un’intervista a Studio Lacan l’11 marzo 2023, disponibile su You tube

Alexandre Stevens


«L’unico vantaggio che uno psicoanalista ha diritto di trarre dalla sua posizione […] è di ricordare, attraverso Freud, che nel suo campo l’artista lo precede sempre» (1) scrive Lacan nel suo omaggio a Marguerite Duras. Qualsiasi altro uso dell'opera o della biografia di un artista sarebbe sbagliato. Lo psicoanalista «non deve dunque fare lo psicologo dove l'artista gli apre la strada» (2). Non deve cercare di mostrare la nevrosi dell'autore, perché sarebbe pedante, stupido e villano (3), dice Lacan.


L'analista non deve interpretare l'artista a partire dall'opera o dalla sua biografia, ma deve servirsene per trovare le strutture che incontra nell'esperienza analitica. Qui trova già un sapere che corrisponde e anticipa il sapere dello psicoanalista. Lacan non sostiene che l’artista ha formulato prima dello psicoanalista le strutture soggettive e la maniera in cui si articolano sapere, godimento, e oggetto a, ma che l'artista condivide già questo sapere. È ciò che dice di Marguerite Duras – che «mostra di sapere senza bisogno che io glie lo insegni»(4) e questo si può effettivamente estendere ad altri. Sono numerosi i riferimenti artistici nell'insegnamento di Lacan, e talvolta egli attinge ampiamente a un dipinto o a un'opera letteraria per sviluppare nuovi punti della sua elaborazione.




Questo non vale necessariamente per tutte le opere d'arte. Ci sono dipinti concepiti più per compiacere l'occhio e far addormentare, ma altri provocano il risveglio. L'Urlo di Munch, ad esempio, è uno di questi. Possiamo cogliere una funzione della voce come oggetto a minuscola, attraverso il silenzio che questo urlo crea lacerandola. Potremmo sviluppare molteplici significati, ma L’Urlo ci mostra la voce nella sua dimensione pulsionale,, al di fuori di qualsiasi uso comunicativo.


«Insegno che la visione si divide tra l'immagine e lo sguardo» (5) dice ancora Lacan nel testo su Lol V. Stein. È quanto ha ampiamente sviluppato nel Seminario XI, prendendo spunto dal dipinto Gli Ambasciatori di Holbein, per mostrare la separazione tra visione e sguardo. L'artista qui va oltre l'articolazione data dal filosofo – Sartre, in questo caso – facendoci sapere, con l'articolazione che ne trae Lacan, che l'oggetto enigmatico in questo dipinto ci sta guardando, che è il nostro oggetto intimo a provocare angoscia. Noi siamo il soggetto della visione, ma il nostro sguardo è nel dipinto, e ci cattura nelle sue reti. È un bellissimo esempio di questa anticipazione.




Lo stesso si può dire dell'arte contemporanea. Ho scoperto di recente, durante un seminario su arte e psicoanalisi a Bruxelles, un'opera molto interessante dell'artista inglese Tracey Emin, My Bed. Riguarda il suo letto – esposto come tale alla Tate Gallery – il suo letto, dopo un periodo di depressione, dove aveva trascorso un po' di tempo. Vediamo il letto disfatto, in alcuni punti sporco di escrezioni corporee, e intorno al letto una serie di rifiuti, bottiglie di alcol, un preservativo, giornali, biancheria intima, un piumone, ecc. Le critiche a quest'opera, che testimonia un momento depressivo, sono state diverse. Eppure, mi sembra poco interessante in questo momento confrontare My Bed con lo stato psicologico di Tracey Emin. D'altra parte, possiamo leggervi ciò che Lacan formula altrove riguardo al soggetto e al godimento. Quest'opera presenta infatti le tracce dell'esistenza di un soggetto, lasciate su questo letto e inscritte nei rifiuti del suo godimento.




È quel che Lacan ha sottolineato a proposito delle antiche sepolture. Il soggetto diventa un insieme vuoto, ridotto al suo scheletro circondato da una serie di suoi oggetti di godimento, calici, armi, gioielli, ecc .(6) In quest'opera di Tracey Emin, non è lo scheletro, ma il disordine del letto che segna la traccia vuota di un soggetto circondato, non dai suoi oggetti di godimento, ma dai suoi rifiuti. Oggetto agalmatico o rifiuto, questi sono in effetti due modi dell'oggetto a.


Ancora una volta l'artista, nel suo campo, dimostra un sapere che riguarda lo psicoanalista.


[1] Lacan J., « Hommage fait à Marguerite Duras, du ravissement de Lol V.Stein », Autres écrits, Paris, Seuil, 2001, p. 192.
[2] Ibid, p. 193.
[3] Cf. ibid, p. 192.
[4] Ibid, p. 193.
[5] Ibid, p. 194.
[6] Cf. Lacan J., « Radiophonie », Autres écrits, op. cit., p. 410.



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